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TitreLettera al marchese Vincenzio Capponi
AuteursBaldinucci, Filippo
Date de rédaction
Date de publication originale1687
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, p. 4

Con quanta ragione dunque io possa di tali cose scrivere io non so ; ma questo so bene, ch’io son tenuto ad obbedire, e questa è la cagione, che mi muove a stender la mano alla penna, senza cercar più là ; ne pretendo per questo d’esser tenuto da nulla più di quel, ch’io mi sia, anzi di buona voglia sottometto tutto ciò, ch’io son per dire al parere degli eccellenti professori dell’arte, e spero esser compatito, non ostante che fosse per parer loro, che i miei detti meritassero appunto quegli applausi, che al parlar d’Alessandro furono fatti da i pestacolori d’Apelle.

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, p. 9

Anno elleno forse le mani, i pennelli, i colori, le tele de’ maestri rinomati, una tal virù, che basti a far miracoli, onde null’altro abbisogni a chi l’ha, per poter dire di possedere un tesoro, che il sapere, ch’elle uscirono dalle lor mani ? no per certo, onde bisogna pure in fine, o vogliamo, o no tornare ad un principio, che tanto è precioza una pittura, quanto ell’è bella, e ridotta in ogni sua parte a quell’eccellenza, alla quale a per fine di portarla l’ottimo artista colla mano, che obbedisce all’intelletto. I grappoli dell’uva di Zeusi non ingaronno gli uccelli sino al segno di fargli calare a cibarsene, perchè furon parto della mano di Zeusi, ma perché s’assomigliavano al vero ; ne la tanto rinomata tela di Parrasio ingannò lo stesso Zeusi, perché di mano di Parrasio, ma perché ne punto, ne poco si distingueva sell’era vera o finta. Ma che è più (se fu vero quanto lasciarono scritto antichi autori) lo stesso Zeusi avendo dipinto in mano ad un fanciullo altri grappoli, a’ quali pure volarono gli uccelli, forte si aditò con se stesso, e diede, come noi diremmo oggi, di mestica al quadro, perchè (dissegli) s’io avessi dipinto bene il fanciullo, siccome l’uva, gli uccelli ne averebbono avuto paura, e non sarebbero corsi a’ grappoli. L’uva, e’l fanciullo eran di mano di Zeusi, e nondimeno l’uva potè ingannare, e non il fanciullo ; ora o fosse questa verità, o favola, non è vero, che un gran maestro sia in ogni sua opera sempre simile a se stesso, e per conseguenza è cosa vana il confondersi tanto nel ricercare del nome del pittore, più che della perfezione della pittura.

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